Da Taiwan con furore...per il branding

Un popolo dal know-how produttivo invidiabile ha avviato un indispensabile programma di sviluppo per imparare a costruire la marca

Non sono cinesi in senso stretto e, anche se sottovoce, ci tengono molto a sottolinearlo. Taiwan, la 16a realtà commerciale del pianeta, agisce e si comporta come uno stato a sé, ha una moneta propria (il NTD, New Taiwan Dollar), una certa libertà espressiva e un approccio filo-occidentale al business, con uno spirito di iniziativa molto pronunciato.

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Non sono cinesi in senso stretto e, anche se sottovoce, ci tengono molto a sottolinearlo. Taiwan, la 16a realtà commerciale del pianeta, agisce e si comporta come uno stato a sé, ha una moneta propria (il NTD, New Taiwan Dollar), una certa libertà espressiva e un approccio filo-occidentale al business, con uno spirito di iniziativa molto pronunciato.

 

Non dimentichiamoci, per esempio, che oltre il 90% dei computer portatili sono ‘Made in Taiwan’ e che esistono dei brand taiwanesi, come  AcerBenQ e Asus, protagonisti a livello globale. Inoltre, strano ma vero, Taiwan è il principale venditore al mondo di brevetti; certo, i taiwanesi non hanno il nostro spirito creativo, ma migliorando le altrui opere dell’ingegno, dimostrano la loro intelligenza. Difettano però delle risorse, e forse anche del know-how, per condurre le necessarie azioni di marketing. D’altronde, pensandoci, quali cose oggi si inventano completamente dal nulla? Il fatto che si preoccupino di registrare le loro idee, pur partendo dall’esistente, rende palese il loro istinto imprenditoriale.

 

LOGHI TAIWAN

Più del 90% dei computer portatili sono prodotti in Taiwan e brand come Acer, BenQ e Asus sono leader globali di questo mercato.

Un’ulteriore prova della loro lungimiranza è il lancio di un programma nazionale di sette anni, avviato nel 2006, dalla Taiwan Industry con un budget di 61 milioni di dollari (statunitensi), mirato allo sviluppo di una cultura di branding in particolare per le piccolo-medie imprese, peraltro in maggioranza nell’isola. Dunque hanno capito i rischi che correrebbero, in futuro, se non evolveranno il loro business – oggi incentrato unicamente sulla produzione - verso un’economia basata sulla conoscenza. Hanno una grande "fame" di imparare e, attenzione, sappiamo che apprendono velocemente.

 

Soprattutto le aziende di medie dimensioni che esportano in tutto il mondo prodotti di alta qualità, sia dal punto di vista della funzionalità sia da quello del design, sono oggi nella fase di costruzione di una loro identità con l’obiettivo di creare brand internazionali e poter così godere di una maggiore autonomia e quindi di maggiori profitti.

 

Non sarà facile per loro, come non lo è per nessuno anche qui da noi. Ma se pensiamo che, per aiutare le aziende in questa importante missione, hanno addirittura costituito un Branding Investment Fund, di 6 milioni usd, coinvolgendo varie istituzioni, come il Ministry of Education e il Ministry of Economy Affaire, è probabile che non ci impiegheranno molto.