Il simbolo della corona è tra i più sfruttati – come codice visuale e semantico – per il suo preciso significato, storicamente acquisito nei millenni e quindi condiviso globalmente dall’immaginario collettivo. Le derivazioni etimologiche, numerose e diverse sia dal latino sia dal greco, riportano originariamente a termini quali anello, volgere, circondare, ornamento con probabile riferimento al suo utilizzo originario in ambito religioso (cerimoniale) e civile (emotivo). Ciò che pare invece sicura (da testimonianze romane, da citazioni in remoti inventari, da reperti di mummie egizie o da documentazione letteraria) è l’antica conformazione fisica della corona, fatta a cerchio grazie a intrecci floreali o di rami d’albero, utilizzata nei riti di culto o a scopo decorativo.
A sinistra una corona svedese. A destra una medaglia al valore.
A sinistra una Corona funeraria. A destra un particolare dal quadro "Baccanale davanti alla statua di Pan" di Poussin Nicolas (1594-1665).
È interessante sottolineare quanto in passato l’ornamento non fosse riservato solo alle divinità, ma anche alle vittime sacrificali; giustificando per associazione – tra gli altri – il moderno uso delle corone funerarie. Tutte queste situazioni hanno conferito al termine corona un ampio ma collegato spettro di accezioni, che potremmo definire solenni: da segno distintivo a quello di riconoscenza (titoli nobiliari e denari), da prezioso premio e onorificenza a manifestazione di gioia (gare atletiche e collane di fiori). Inizialmente la corona era quindi un oggetto metaforico, costruita con elementi naturali privi di valore intrinseco, ma successivamente fu addirittura plasmata con metalli preziosi e adornata con gemme a conferma del suo alto valore simbolico.
A sinistra la corona d'alloro tipicamente usata per festeggiare la laurea. A destra una corona di fiori tipicamente usata alle Hawaii.
Arrivando al tema della brand identity, questa breve introduzione era necessaria per comprendere come – grazie a usi e consumi generalizzati – una certa iconografia crea col tempo una determinata convenzione che ormai potremmo definire congenita al linguaggio della comunicazione visiva.
Oggi possiamo distinguere, dal punto di visto figurativo, due macro-tipologie di corone maggiormente riconosciute: quella “araldica” e quella “floreale”. La prima è associata al disegno tipico della corona che cinge il capo dei nobili (re, regina ecc.), la seconda al suo disegno più classico (corona di alloro, di spighe ecc.), meglio conosciuta come serto o ghirlanda.
La corona “araldica” può avere – graficamente – diverse punte, a partire da un minimo di tre (altrimenti sarebbe difficile riconoscerne la figura) fino, indicativamente, a un numero di sette (oltre il quale si avrebbe un segno troppo complesso).
Il disegno della corona “floreale”, affinché possa essere facilmente riproducibile in estreme riduzioni e attraverso diverse tecniche di stampa, deve mantenere una forma molto essenziale (il serto dall’oro corona il capo del vincitore). Questa particolare rappresentazione grafica è tuttora molto usata nelle mostrine nei gradi militari così come in generale nelle onoreficenze di ogni tipo, ma anche nei loghi delle imprese di onoranze funebri, quindi è consigliabile un’attenta valutazione prima di adottarla per marchi di altri settori merceologici.
L’icona della corona – in sintesi – in qualità di “significante”, ha assunto un “significato” condiviso e immediatamente riconducibile a concetti di lusso, esclusività e tradizione, utili per connotare marchi e prodotti di un allure dal posizionamento premium.
Tra i marchi più noti che hanno adottato come logo una corona, si segnala quello della Rolex – forse il maggior capostipite del genere (per notorietà) – e quello della compagnia aerea olandese KLM, eccezionale per la sua essenziale forma grafica.
Marchi che sfruttano la simbologia visuale e concettuale della corona, nelle due tipologie "araldica" e "floreale".
Di seguito alcuni marchi che usano il simbolo della corona "araldica":