L'icona globale della pace

Dopo cinquant'anni è sempre più attuale il simbolo contro la guerra

Hanno più volte tentato di discriminarlo, di ostacolarlo e di osteggiarlo, ma senza scalfirlo neanche un po’, anzi, lo hanno reso ancora più forte e pertinente.

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Hanno più volte tentato di discriminarlo, di ostacolarlo e di osteggiarlo, ma senza scalfirlo neanche un po’, anzi, lo hanno reso ancora più forte e pertinente. Stiamo parlando del logo della pace (o forse, dovremmo dire, contro la guerra). In realtà, questo simbolo, nacque con un altro scopo: quello di identificare la campagna per il disarmo nucleare tenutasi nel 1958, in Inghilterra. 
Precisamente, la prima apparizione pubblica fu durante la marcia di Aldermaston – un paesino della contea del Berkshire a 82 km a sud di Londra – dove i manifestanti con i loro corpi bloccarono l’accesso allo stabilimento delle armi nucleari.
Da simbolo dell’antinucleare a quello dell’antimilitarismo, il passo fu breve, tanto da divenire negli anni ’60 l’icona di un’intera generazione e da originare, per contrapposizione, numerosi detrattori. Alcuni dei quali gli attribuirono un significato satanico, denominandolo in diversi modi: “piede della strega”, “zampa di corvo” o “croce spezzata”.

Tornando al concepimento del logo, questo incredibile fenomeno visuale nasce da un’idea del grafico britannico Gerald Holtom, del Royal College of Arts, il quale per il disegno prese come riferimento l’alfabeto nautico, in particolare le lettere N e D, iniziali appunto di Nuclear Disarmament. Nel codice semaforico la lettera N corrisponde a due segmenti uniti a un’estremità e inclinati verso il basso alle estremità esterne; la lettera D invece è rappresentata da un segmento verticale. La sovrapposizione di queste linee, inscritte in un cerchio per rappresentare il mondo, formano il simbolo che tutti conoscono.
Un segno formalmente geometrico ed espressivamente astratto, ma con un carattere fortemente attraente e carismatico. Il suo successo, ottenuto nonostante pochi sappiano il suo significato intrinseco, è dovuto anche alla sua semplicità grafica, tale da poterlo riprodurre facilmente e da poter, senza difficoltà, essere disegnato in modo spontaneo da parte di chiunque.

 

Campagna per il disarmo nucleare

Le lettere N e D, dell’alfabeto semaforico, unite, sovrapposte e inscritte in un cerchio, che rappresenta il mondo, costituiscono l’emblema della Campagna per il disarmo nucleare per diventare poi simbolo dell’antimilitarismo negli anni ‘60.

Altre associazioni

È interessante sottolineare anche un altro curioso fenomeno dell’immaginario collettivo, quello cioè del luogo di nascita del logo della pace: tutti pensano sia un frutto degli Stati Uniti e nessuno infatti gli attribuirebbe una nazionalità inglese, non solo perché gli hippy americani ne hanno fatto la propria bandiera ma anche perché alle manifestazioni britanniche partecipò uno stretto collaboratore di Martin Luther King che, conquistato dall’impatto scenico del simbolo, lo esportò e lo utilizzò nella lotta per i diritti civili. In seguito si diffuse rapidamente e venne sfruttato nelle dimostrazioni di protesta contro la guerra del Vietnam, in Iraq e ormai in tutti i conflitti e le campagne a favore della pace.
Holtom – inoltre – diede al redattore Hugh Brock di “Peace News”, anche un'altra motivazione alla genesi di questo segno: «Ero in uno stato di profonda disperazione. Ho disegnato me stesso: la rappresentazione di un individuo disperato che in segno di resa abbandona le braccia verso il basso, alla maniera del contadino di Goya davanti al plotone d’esecuzione dei popolani madrileni, da parte delle truppe di Napoleone». 
Significati ufficiali e immaginari si intersecano, come è giusto che sia quando si tratta un argomento di diffusione e coinvolgimento universale.
Ma come mai, dopo mezzo secolo, questa icona grafica è ancora molto attuale? Dalla disciplina del marketing sappiamo che oggi un prodotto, per vendere, deve soddisfare un bisogno recondito, e non funzionale, dell’individuo.
Allo stesso modo la pace, quale prodotto concettuale – e di conseguenza il simbolo che la rappresenta – soddisfa necessariamente un bisogno intrinseco dell’essere umano: quello della sopravvivenza. Sappiamo che la guerra fa parte della natura dell’uomo, purtroppo in modo inscindibile, ma lo spirito innato di autosalvaguardia lo obbliga inconsciamente a preferire la pace. Ed è questa un’esigenza sentita da tutti, indifferentemente dalla cultura o dalla provenienza geografica. Anche questo, quindi, è il segreto della sua longevità, sicuri che un segno così profondamente condiviso vivrà per sempre. O almeno fino a quando le guerre non saranno debellate in ogni parte del mondo.

Pace Goya

Il quadro di Goya che ha ispirato Gerald Holtom, il grafico che ha ideato il simbolo oggi riconosciuto come il logo per la pace.

A chi appartengono i diritti di utilizzo del marchio della pace? Il logo della pace è molto sfruttato, in molteplici situazioni, ed è impiegato ovunque: su indumenti, manifesti, gadget… ma chi ne detiene i diritti d’utilizzo? Effettivamente nessuno, nemmeno l’autore – il designer Gerald Holtom – ha mai pensato di registrarlo legalmente o di limitarne l’uso in termini di tempo e applicazioni.
Si può affermare, quindi, che il simbolo della pace, in qualità di ideogramma globale, è entrato a pieno titolo nel linguaggio comune e quindi fa parte oggi del patrimonio dell’umanità.