Ferrari: la marca italiana più popolare al mondo

Ha più di ottant’anni il marchio della scuderia del cavallino

Quali sono gli elementi che hanno determinato la creazione del brand Ferrari? Indiscutibilmente i successi sportivi hanno reso celebre il marchio ma, per ottenere il titolo di vera e propria marca e ottenere consensi così profondi e costanti, sappiamo che non basta l’affermazione del prodotto.

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Quali sono gli elementi che hanno determinato la creazione del brand Ferrari? Indiscutibilmente i successi sportivi hanno reso celebre il marchio ma, per ottenere il titolo di vera e propria marca e ottenere consensi così profondi e costanti, sappiamo che non basta l’affermazione del prodotto.
Come dichiara esplicitamente il payoff istituzionale “Formula Uomo”, possiamo dire senza indugio che i valori che hanno consentito a Ferrari di costruire un tale mondo di significati si permeano prevalentemente sulla centralità del “fattore uomo”. Qui, infatti, la personificazione è duplice: in primis grazie all’uomo Enzo Ferrari, artefice di un successo individuale ma contemporaneamente promotore del sogno italiano, in cui tutti si sono immedesimati. Successivamente vi è un’umanizzazione dello spirito agonistico, insito nel brand, ma che per magia viene profondamente associato a un’intima ma intensa radice di natura passionale, dove valori quali sfida, tenacia e coraggio si integrano per creare una personalità intrinseca. 
La componente emozionale, ingrediente dominante di un brand, ha così contribuito in modo discriminante all’evoluzione spontanea di un marchio in un mito senza tempo, che presidia il cuore e la mente delle persone, alcune delle quali pur non possedendo un’automobile Ferrari possono comunque vivere un sogno inesauribile.
Il sogno italiano del caso Ferrari, citato qualche riga fa, è rappresentato dalla speranza quasi utopica di riuscire a coniugare tradizione e innovazione, mantenendo viva cioè la tecnica meccanica delle piccole aziende in opposizione a quell’elettronica, invasiva dei colossi, da sempre depauperatrice della carica simbolica insita nell’artigianalità. Lo spirito di appartenenza alla marca Ferrari nasce proprio da tutto ciò, dove lo spirito vincente viene dopo quello dell’impegno: dare il meglio per essere costantemente all’altezza. Insomma, quante sono le marche che si possono permettere di non vincere sempre, rimanendo comunque nel cuore delle persone?

L’azienda
Anche se inizialmente non produceva automobili, nel 1929 Enzo Ferrari fondò a Modena la Scuderia Ferrari, in qualità di società automobilistica corse dell'Alfa Romeo, a cui dopo soli quattro anni si sostituì nell’attività sportiva.

enzo ferrari

Un giovane Enzo Ferrari al volante.

Nel 1940 si staccò definitivamente dalla casa di Arese e costituì la società “Auto Avio Costruzioni Ferrari”, costruendo la prima vettura: la Auto Avio Costruzioni 815, in soli due esemplari. Nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, l'officina Ferrari da Modena si trasferì a Maranello e l’anno seguente venne bombardata e distrutta. Dopo la ricostruzione, nel 1946, iniziò la progettazione e produzione della prima auto che portò il nome “Ferrari”: la Ferrari S125.

stemma ferrari

Il primo stemma Ferrari, disegnato nel 1929 e la Ferrari S125, la prima auto marchiata Ferrari.

Con quest’ultima, il 25 maggio 1947, alla guida del pilota Franco Cortese, arrivò il primo storico successo, nel leggendario Circuito delle Terme di Caracalla al Gran Premio di Roma. Ha inizio così il mito Ferrari, l'unico team ad aver partecipato a tutte le edizioni del Campionato del Mondo di Formula 1 e, soprattutto, quello con il maggior numero di successi: vanta i record di Campione del mondo piloti, Campione del mondo costruttori e di Gran Premio.

ferrari inter

La prima autovettura Ferrari destinata a uso stradale, la Ferrari 166 Inter, fu presentata il 6 ottobre 1949 al Salone dell'automobile di Parigi.   
 

Il marchio
Il logo della Ferrari è composto da un cavallo nero, in piedi su una sola delle zampe posteriori, posto su fondo giallo canarino, riferimento della città di Modena, completato dalle fasce del tricolore italiano. Il “cavallino rampante” è naturalmente l’elemento portante del codice visuale del brand e le sue origini sono note grazie alle dichiarazioni dello stesso Enzo Ferrari. Correva l’anno 1923 quando, vittorioso del primo circuito del Savio che si correva a Ravenna, conobbe i conti Baracca, genitori di Francesco, l’eroico aviatore romagnolo, maggiore dell’Esercito nella Prima Guerra Mondiale, caduto sul Colle Montello (Treviso) nel 1918. Successivamente, la madre Paolina propose a Ferrari di utilizzare il simbolo del valoroso figliolo, il cavallino posto sulla carlinga del caccia, perché gli avrebbe portato fortuna. Nel 1929, quando Enzo Ferrari coniò la marca Ferrari, adottò l’emblema del “cavallino rampante” e nacque il primo logo con lo scudo, applicandolo sulle insegne e sulla modulistica della Scuderia. Appena l’Alfa Romeo glielo concesse, lo applicò anche sulla vettura, vincendo la gara alla 24 ore di Spa del 1932. La versione grafica rettangolare, con l’inserimento del logotipo Ferrari, venne aggiunta nel 1947, quando iniziò la produzione di auto proprie.
In realtà, la radice storica del cavallino rampante risale al 1692, anno di fondazione del Reggimento Piemonte Reale, la cavalleria italiana nata per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia, che utilizzava appunto uno stemma dove vi era raffigurato un vigoroso stallone. Dopo più di 200 anni fu costituito il Battaglione Aviatori di cui fece parte Francesco Baracca, il quale disegnò l’immagine del cavallino rampante sulla fusoliera del suo aereo, divenendo così il suo stemma personale.

 versioni marchio usate dalla Ferrari.

Le due versioni del marchio usate dalla Ferrari.

Enzo Ferrari: il fondatore della casa automobilistica
Nacque a Modena il 18 febbraio 1898. Alla precoce morte del padre interruppe gli studi e lavorò giovanissimo in qualità di istruttore alla scuola tornitori dell'officina dei pompieri di Modena. Dopo l'esperienza militare della Prima Guerra Mondiale, alla fine del 1918, si trasferì a Torino per fare il collaudatore di automobili. Andò poi a Milano alla CMN (Costruzioni Meccaniche Nazionali) dove, oltre che il collaudatore, fece il pilota da corsa, esordendo in gara nel 1919 alla Parma–Berceto. Nel 1920 approda all'Alfa Romeo, con cui collaborerà per vent'anni, ricoprendo incarichi di collaudatore, pilota, collaboratore commerciale e infine direttore del reparto Alfa Corse fino al novembre 1939. Nel 1924 venne nominato Cavaliere, per meriti sportivi, Commendatore nel 1927 e Cavaliere del Lavoro nel 1952. Nell’arco della sua vita ottenne numerosi riconoscimenti, come lauree honoris causa in ingegneria meccanica e fisica, nonché onoreficenze dall’Onu e dal Presidente della Repubblica Italiana. Morì a Modena il 14 agosto 1988, all’età di 90 anni.