
Siamo ormai abituati al fatto che anche città e stati si stiano comportando come marche, adottando loghi e immagini coordinate indirizzate specialmente a pubblicizzare e attirare turismo.
È invece più inconsueto assistere al cambio del disegno o dei colori di una bandiera nazionale: l’uso di bandiere simili alle odierne si diffuse già dall’epoca delle prime crociate e oggi sono componenti primari dell’identità di un popolo, tanto quanto l’inno o il nome stesso di un Paese.
Spesso, e purtroppo, si assistono a stravolgimenti di questo genere in presenza di dittature o regimi. Basti pensare, per esempio, alla volontà di cambiare il nome della propria nazione espressa a inizi 2014 dal presidente-imperatore kazako Nazarbayev: il sultano avrebbe infatti attribuito al suffisso “stan” (dal persiano “istan”, “terra”) la colpa di un’omologazione percettiva del Kazakistan ad altri sei Paesi centro-asiatici (Tajikistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan) da lui ritenuti inferiori.
Diverse nazioni nel mondo hanno cambiato il proprio nome: lo Zimbabwe inizialmente si chiamava Rhodesia in omaggio al britannico che l'aveva colonizzato, mentre la Birmania fu rinominata Myanmar dalla giunta militare nel 1989, fatto che causò feroci polemiche con le opposizioni presenti nel Paese.
Tornando alle bandiere, solo pochi anni fa la Russia ha deposto ufficialmente nei musei il vessillo rosso sangue con falce e martello in oro – che era restata privilegio dell’Armata fino al 2007 – in favore della totale adozione di quello degli zar, bianco-rosso-blu con lo stemma dell'aquila.
Il presidente iracheno Fouad Massoum ha recentemente sottolineato l’importanza di avere un nuovo inno nazionale e una nuova bandiera, questione aspramente dibattuta già dal 2003, con la morte di Saddam Hussein.
Oggi, dalla Nuova Zelanda arriva la notizia di un sempre più probabile cambio di bandiera, resa tangibile da una short-list di quattro proposte creative. Già il 12 agosto erano state presentate quaranta opzioni, selezionate da una commissione di esperti tra le 10.300 inviate da designer, grafici e artisti neozelandesi. Ora la parola spetta ai cittadini, che il 20 novembre e l’11 dicembre esprimeranno attraverso un primo referendum la propria preferenza tra quattro finaliste.

Le quaranta bandiere selezionate da un team di esperti.
La scelta definitiva avverrà però a marzo 2016, quando in un secondo referendum si contrapporranno la nuova bandiera con quella attuale. Nonostante i primi sondaggi rivelino che il 53% degli elettori preferirebbero rimanere fedeli alla tradizione, il primo ministro John Key ha spiegato che cambiare bandiera sia un passo “necessario” per allontanare l’immagine del Paese di ex-colonia britannica.
Bisogna infatti ricordare che oltre alla Nuova Zelanda esistono tutt’oggi altri 19 Paesi (anch’essi ex-colonie, a eccezione delle Hawaii) che condividono nella propria bandiera la Union Jack, la bandiera britannica. Si tratta di bandiere caratterizzate dalla presenza della Union Jack nel cantone – nella parte alta vicina al palo – mentre al battente – l’area esposta al vento – si differenziano con un sigillo proprio.

A sinistra, l'attuale bandiera nazionale neozelandese. A destra, la bandiera non ufficiale.
La bandiera neozelandese presenta nel proprio sigillo quattro stellerosse e bordo bianco, rappresentanti la costellazione della Croce del Sud, le cui dimensioni rispecchiano la luminosità degli astri (una simbologia tra l’altro molto simile alle sei stelle bianche della bandiera australiana).
La Croce del Sud è un elemento ricorrente in due delle quattro proposte per la nuova bandiera, assieme alla felce argentata (presente in tre proposte su quattro): oltre a essere una pianta comune nel Paese, la felce è associata alla bandiera non ufficiale, presente sullo scudo e sulla moneta del dollaro neozelandese e rappresentante della famosa nazionale di rugby quale simbolo di cambiamento e rinascita.
La quarta finalista è la sola a proporre il Koru, spirale che rappresenta il germoglio di una felce argentata. Il koru – che siamo sicuramente più abituati a vedere sotto forma di tatuaggio – è un elemento fondamentale della cultura maori in quanto emblema di vita e nuovo inizio: la forma circolare rappresenta il movimento e la crescita perpetua, mentre la spirale interna suggerisce un ritorno alle proprie radici.

Le quattro bandiere finaliste.
Anche nei colori si possono notare due tendenze: quella più “conservatrice”, che mantiene gli attuali rosso e blu, e quella più patriottica, con presenza assoluta di bianco e – specialmente – di nero, colore rappresentativo della Nuova Zelanda per eccellenza.
Di derivazione Maori, la passione neozelandese per il nero è visibile in diverse decorazioni militari e celebrative più o meno ufficiali, ma è diventata molto più famosa grazie alla presenza nell’identità di marchi di fama globale, tra i quali la compagnia aerea nazionale Air New Zealand, la squadra di rugby degli “All Blacks”, la Compagnia laniera neozelandese Wools of New Zealand e l’imbarcazione NZL 32, regina dell’America's Cup ’95, meglio nota come “Black Magic”.

Noti brand neozelandesi che utilizzano il nero come colore principale della propria identità.