
In quest’era digitale si parla molto di “Social Network” e “Social Media”, assistendo di fatto a un cambiamento radicale nel settore professionale della comunicazione.
Il 75% delle aziende italiane (fonte: Associazione Italiana per il Direct Marketing) ha integrato i classici mezzi promozionali con i vari “canali di socializzazione” che Internet propone, anche se ancora oggi la maggior parte si interroga su quanto possa essere utile per il proprio mercato impegnare risorse economiche e, soprattutto, temporali a quest’attività.
Inoltre, tra i vari temi e criticità, permane sempre la difficoltà da parte delle imprese di comprendere che oggi non è più possibile controllare le informazioni da emettere, perché nella Rete subiscono interferenze spesso determinanti e discriminanti per la reputazione di un brand.
Comunque, utilità effettiva o meno, molti si chiedono anche quanto davvero possa definirsi “sociale” un mezzo che soddisfa bisogni principalmente speculativi, definendo “amico” un individuo che di fatto vale come un numero per la “logica della quantità”, insita nel meccanismo funzionale di questi strumenti internettiani.
Senza contare infine, come affermano molti sociologi, che vi è un grande paradosso intrinseco in questo sistema di socializzazione: nonostante gli utenti siano reali all’interno di questi mezzi virtuali si sta perdendo quella dimensione di interazione fisica che caratterizza un contatto vero tra le persone, destabilizzando i rapporti umani e – paradossalmente appunto – rendendo debole dal punto di vista emotivo e valoriale la relazione tra le persone.
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