Fake news: da false notizie a brand vero

La quantità di notizie false che circolano in rete rappresentano un importante argomento di discussione nel mondo del giornalismo, che le ha ribattezzate col termine inglese “fake news”, utilizzato ormai in tutto il mondo.

Condividi su
Fake news

La quantità di notizie false che circolano in rete rappresentano un importante argomento di discussione nel mondo del giornalismo, che le ha ribattezzate col termine inglese “fake news”, utilizzato ormai in tutto il mondo.

Da sempre esistite ma diventate oggetto di grave preoccupazione durante le passate elezioni presidenziali USA (quando l’attuale presidente Trump era stato “vittima” di ben 16 storie false, viralizzate a livello mondiale), il fascino malizioso delle fake news è tale che alcune società stanno cercando di registrarle legalmente come marchio.

Secondo la CNN, il passato 12 gennaio 2017 – il giorno dopo in cui la stessa CNN fu accusata da Trump di essere un canale basato sulle notizie false – tre diverse aziende statunitensi hanno avviato la procedura di deposito del marchio “fake news”, scatenando una vera e propria battaglia.

Una delle tre parti interessate è la Film Roman, una società d’animazione nota per il suo coinvolgimento a lungo termine nella serie “I Simpson”. La società stava lavorando ad una nuova serie animata satirica chiamata appunto “Fake News”, e starebbe perseguendo la registrazione del marchio per poter procedere con la realizzazione della serie.

Breaking Games, responsabile della produzione del popolare gioco da tavola “Carte Contro l’Umanità”, ha fatto domanda per la registrazione del marchio con lo scopo di rafforzare il brand di un nuovo gioco a cui sta lavorando, basato sul tema delle notizie false .

Il terzo implicato, meno noto degli altri, sarebbe una società newyorkese impegnata nella produzione di magliette e altri capi d’abbigliamento, tutti riportanti l’espressione “fake news”.

Oltre a quale fra i tre contendenti si aggiudicherà il deposito, l’altra domanda rilevante è: l’Ufficio Marchi e Brevetti degli Stati Uniti considererà le “fake news” come potenziale marchio?